L’uso improprio dei prodotti fitosanitari può determinare danni alla salute dello stesso utilizzatore, degli astanti, dei consumatori delle produzioni agricole trattate, degli animali; oltre a contaminare il suolo, l’aria e le acque superficiali e sotterranee. Questo tipo di inquinamento, che coinvolge anche aree extra-agricole, è detto inquinamento diffuso dell’ambiente.
L’uso dei prodotti fitosanitari può, anche rappresentare, un importante sorgente di inquinamento diffuso delle acque superficiali e sotterranee, destinate all’impiego domestico e sulla salute degli organismi acquatici.
L’inquinamento diffuso è legato ai fenomeni di percolazione, ruscellamento e deriva. Tutte le forme di contaminazione di origine aziendale comprese le scorrette pratiche agricole, sono definite contaminazioni ambientali di tipo puntiforme.
Per la prevenzione dei fenomeni di inquinamento puntiforme assume particolare importanza gestire: le fasi di preparazione e distribuzione delle miscele fitoiatriche e quella di gestione delle acque di lavaggio, interno ed esterno, delle macchine irroratrici; oltre che alla gestione della miscela fitoiatrica residua.
Per queste operazioni, ogni azienda agricola, dovrebbe disporre di un’area per il lavaggio, assicurarsi che l’area sia impermeabile ed attrezzata per raccogliere e/o gestire le acque contaminate.
Le acque contaminate da prodotti fitosanitari e la legislazione ambientale italiana.
La miscela residua e le acque di lavaggio delle attrezzature, infatti, sono da considerarsi rifiuti speciali pericolosi, non possono essere immessi in fognatura o in un corpo idrico ricettore, tal quali, ma vanno conferiti ad operatori autorizzati per lo smaltimento. Quanto sopra vale anche per le miscele fitoiatriche di composizione/concentrazione sconosciuta o incerta, come quelle derivanti dalla raccolta delle perdite avvenute nel magazzino dei prodotti fitosanitari. Le acque di risulta, dei trattamenti fitosanitari e delle operazioni di lavaggio delle irroratrici, devono essere conservate in appositi serbatoi con adeguati requisiti di resistenza, nonché dotati di sistemi di chiusura accessori e dispositivi atti a effettuare in condizioni di sicurezza le operazioni di riempimento, di travaso e di svuotamento. Questi, a loro volta, devono essere posizionati all’interno di opportune vasche o bacini di contenimento realizzati con materiale in grado di garantire una perfetta tenuta in caso di sversamenti accidentali.
Stiamo parlando di gestione di rifiuti speciali pericolosi, identificati da un codice CER* specifico che devono essere gestiti, nelle giuste quantità e per un dato periodo temporale, per non incorrere in sanzioni amministrative e penali dettate dalla normativa ambientale, in vigore. Secondo il D.Lgs. 152/06 e smi (art. 183, comma 1), lettera bb)) per “deposito temporaneo” si deve intendere il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti o, per gli imprenditori agricoli di cui all’articolo 2135 del Codice civile, presso il sito che sia nella disponibilità giuridica della cooperativa agricola di cui gli stessi sono soci.
Perché si profili come “deposito temporaneo” devono essere rispettate le seguenti condizioni:
– i rifiuti devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento secondo una delle seguenti modalità alternative, a scelta del produttore dei rifiuti: con cadenza almeno trimestrale, indipendentemente dalle quantità in deposito; quando il quantitativo di rifiuti in deposito raggiunga complessivamente i 30 metri cubi di cui al massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi. In ogni caso, allorché il quantitativo di rifiuti non superi il predetto limite all’anno, il deposito temporaneo non può avere durata superiore ad un anno;
– il “deposito temporaneo” deve essere effettuato per categorie omogenee di rifiuti e nel rispetto delle relative norme tecniche, nonché, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle sostanze pericolose in essi contenute;
– devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio e l’etichettatura delle sostanze pericolose.
– i materiali depositati devono essere raccolti e avviati al recupero e/o smaltimento entro tre mesi oppure al raggiungimento del quantitativo di 30 metri cubi (di cui al massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi);
– qualora non venga superato il limite quantitativo di 30 metri cubi (di cui al massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi), i rifiuti devono essere asportati entro massimo un anno dal deposito.
Laddove siano rispettate le condizioni previste dal Codice dell’ambiente per il “deposito temporaneo”, non occorre alcuna autorizzazione.
Nel caso in cui non vengano rispettate condizioni per il deposito temporaneo, si verrebbero a configurare le fattispecie di reato previste dallo stesso Codice dell’ambiente, ossia: gestione non autorizzata di rifiuti, abbandono di rifiuti oppure, al ricorrere dei presupposti oggettivi e soggettivi, discarica abusiva.
Questa situazione prevede l’applicazione della pena dell’ammenda alternativamente o congiuntamente a quella dell’arresto; tali sanzioni risultano essere più o meno gravi a seconda della natura del rifiuto (pericoloso o non pericoloso).
Impianti per la gestione delle acque contaminate da prodotti fitosanitari, già in uso.
Alcuni Stati Membri Europei si sono dotati, già da anni, di apposite norme ed hanno prescritto e riconosciuto dei sistemi di gestione delle acque contaminate da prodotti fitosanitari, per ridurre al minimo l’inquinamento puntiforme.
In Italia questi sistemi di gestione, delle acque contaminate da prodotti fitosanitari, non sono specificatamente disciplinati e devono ancora essere ricondotti alla vigente normativa in materia ambientale; ma vengono comunque utilizzati da alcune aziende agricole, anche per il vacatio di indicazioni normative.
L’acqua contaminata da prodotti fitosanitari, può essere immagazzinata in contenitori stagni per il successivo avviamento a smaltimento, effettuato solamente da aziende autorizzate, poichè trattasi di rifiuti speciali pericolosi, identificate da un codice C.E.R. specifico. Le aziende di gestione dei rifiuti fanno delle analisi (da un laboratorio accreditato), per caratterizzare la tipologia di rifiuto e, smaltirli correttamente.
Oppure le acque contaminate da prodotti fitosanitari, raccolte nelle piazzole di lavaggio o di preparazione della miscela, possono essere ridotte e gestite con vari sistemi che funzionano con il principio di evaporazione, oppure possono essere trattate (filtraggio) e scaricate in fogna.
Hydrobay, sistema di depurazione e riciclo dell’acqua, di tipo biologico; per la sostenibilità ambientale ed economica aziendale.
Da molti anni la società “C.A-L. Italia s.r.l.” di Cornaredo (MI), che fa della sostenibilità ambientale la sua mission, ha realizzato un nuovo sistema di gestione delle acque reflue, che può utilizzarsi in più settori merceologici.
Gli impianti “Hydrobay” utilizzano un sistema di depurazione di tipo biologico, attraverso l’impiego di miscele di polveri microbiche, che creano reflui depurati idonei ad essere riutilizzati.
Il funzionamento delle stazioni di lavaggio e depurazione Hydrobay comprende diverse fasi (espandibili ed adattabili) per ogni esigenza aziendale e per qualsiasi tipo di azienda.
Le acque di lavaggio dei mezzi agricoli sono caratterizzate dalla presenza di una variegata tipologia di inquinanti quali solidi sospesi (sabbie e fanghi, ghiaia, pietrisco, residui vegetali), detergenti, tensioattivi, prodotti fitosanitari, oli e idrocarburi. Per tale motivo il trattamento di depurazione di tali reflui necessita di una serie di step atti all’abbattimento in successione degli inquinanti.
La prima fase di trattamento consiste in una selezione delle sabbie e detriti pesanti, questo processo avviene nel pozzo interrato (da realizzare), ove avviene la separazione gravimetrica di tutti quei composti che hanno un peso specifico diverso da quello dell’acqua. I materiali più pesanti (sabbie, fanghi, ghiaia …) sedimentano e si accumulano all’interno di un Big-Bag permeante.
I reflui liquidi, quelli più leggeri (oli, grassi, schiume, etc), permeano e attraverso una pompa sommergibile a girante, posta sul fondo, vengono trasferiti verso il primo serbatoio dove avviene la sedimentazione secondaria.
L’impianto, infatti, è costituito da quattro serbatoi, in PE da esterno, che vengono installati su un piazzale opportunatamente livellato o appositamente costruito dal Cliente. Questo per agevolare il corretto tracimamento tra una sezione e la successiva. I serbatoi, infatti, sono collegati, con tubi in PVC DN110 e il tracimamento avviene per gravità; ma con pescaggi a metà altezza di ogni serbatoio.
All’interno del primo serbatoio, dove vi è il primo ossidatore, tutte le notti viene dosato automaticamente una quantità pre-impostata di materia biologicamente attiva. Questa è data da un powder-mix di microrganismi non patogeni di classe 1 (CAL HB MICROBACT AGRI), in stato di quiescenza.
Ogni giorno, secondo la capacità dell’impianto (direttamente proporzionale alla quantità di refluo prodotto al giorno), vengono dosati in apposita quantità attraverso il dosatore HB BIOHYDRO. Nella camera centrale di ossidazione, a contatto con l’acqua i microrganismi si riattivano e cominciano il loro ciclo vitale; questo grazie all’ambiente aerobio creato mediante appositi ossigenatori. I microrganismi attuano la fase di conversione e depurazione delle sostanze inquinanti attraverso la produzione di tensioattivi biosurfattanti ed enzimi, portando ad avere già nel terzo tank acqua depurata.
Ogni giorno, secondo la capacità dell’impianto (direttamente proporzionale alla quantità di refluo prodotto al giorno), vengono dosati in apposita quantità attraverso il dosatore HB BIOHYDRO. Nella camera centrale di ossidazione, a contatto con l’acqua i microrganismi si riattivano e cominciano il loro ciclo vitale; questo grazie all’ambiente aerobio creato mediante appositi ossigenatori. I microrganismi attuano la fase di conversione e depurazione delle sostanze inquinanti attraverso la produzione di tensioattivi biosurfattanti ed enzimi, portando ad avere già nel terzo tank acqua depurata.
Come già detto, i reflui provenienti dalle attività agricole possono contenere una vasta gamma di composti: idrocarburi, oli, carburanti, tensioattivi, solventi, prodotti fitosanitari, etc. Per questo è importante disporre di un blend microbico, con un’ampia gamma di ceppi in grado di coprire un ampio range di azione. I ceppi scelti, per la formulazione, producono tutti gli enzimi necessari per degradare le sostanze chimiche complesse presenti in questa tipologia di refluo. Questi ceppi crescono rapidamente in modo da creare velocemente una biomassa attiva che attua la degradazione.
I ceppi microbici vengono prodotti come colture singole pure, raccolti, stabilizzati su una base di cereali e miscelati insieme per produrre il blend finale. Durante tutto il processo di filiera vengono condotti ampi controlli per garantire la purezza e la qualità del prodotto.
I microrganismi HB MICROBACT AGRI vengono isolati da ambienti naturali. Non sono stati geneticamente modificati, in alcun modo, e sono totalmente innocui per l’uomo, animali e piante. Il prodotto è inoltre sottoposto a numerosi test indipendenti, per garantire che sia privo di Salmonella e altri contaminanti potenzialmente nocivi.
Nel primo e nel secondo serbatoio in PE, di adeguata dimensione, avviene il processo di ossidazione, grazie all’insufflaggio di aria con appositi ossigenatori, a piattello con elastomero attivi 24 h su 24 h, con la regolazione 60” On, 30” Off. Questi agevolano la formazione della massa batterica e permettono di ottenere elevati rendimenti di rimozione delle sostanze leggere, presenti in sospensione all’interno del refluo. Nel secondo serbatoio, inoltre, grazie al dosaggio quotidiano della particolare miscela microbica HB MICROBACT si agevola la formazione di una biomassa in grado di biodepurare il refluo da sostanze a base di idrocarburi, tensioattivi, materiale organico, ect.
Nel terzo serbatoio arrivano, per gravità, i reflui provenienti dalla precedente sezione di ossidazione biologica. Qui i reflui, ormai completamente biodegradati, sedimentano ulteriormente e i fanghi microbici sviluppatisi aderiscono sulle pareti di un primo filtro a coalescenza in PVC, appositamente installato in questa sezione. Tale filtro avrà anche compito di filtrare eventuali impurità e trattenere la biomassa in questa sezione. Inoltre ogni notte, una apposita pompa sommergibile a girante arretrata, invia parte dei fanghi microbici dal terzo al primo serbatoio; al fine di agevolare ed accelerare la formazione della massa batterica nella stessa. I microrganismi all’interno dell’impianto vanno a costituire una biomassa attiva che, mediante cicli di ricircolo, “girano” all’interno del depuratore di modo da creare un effetto sinergico in fase depurativa tra microrganismi già “svezzati” e tra quelli nuovi che giornalmente vengono immessi; e che vanno a sostituire quelli più vecchi una volta terminato il loro ciclo vitale.
Nel quarto ed ultimo serbatoio, con funzione di accumulo e sanificazione finale, attraverso apposti diffusori viene inoculato ozono gassoso, generato dal sistema HB OZO-SAFE. I dosaggi e le tempistiche vengono definite in base al tipo di refluo, da trattare, ed alle portate di depurazione. HB OZO-SAFE garantisce un elevato effetto sanificante e contribuisce, inoltre, a far precipitare eventuali componenti metalliche, sin qui trascinate, che verranno intrappolate da un 2° filtro a coalescenza e successivamente bloccate dalla sezione di filtraggio fisico.
In uscita dalla fase biologica si passa poi alla fase di affinamento fisica (che prevede integrata anche una fase di sterilizzazione del refluo con lampada UV) mediante filtraggio con materiali inerti (filter AG, zeolite, quarzite), carboni attivi, resine a scambio ionico e filtri a cartuccia da 20” con capacità a scalare rispettivamente da 20, 50 e 100 micron per poi rilanciare il tutto all’idropulitrice, utile per nuove operazioni di lavaggio.
Si tratta quindi di un sistema molto semplice che intercetta il refluo, prodotto dalle operazioni di lavaggio, lo depura e dopo un filtraggio và ad alimentare una idropulitrice; con acqua totalmente depurata e pronta per iniziare un nuovo ciclo di lavaggio.
Nelle aziende agricole, le stazioni Hydrobay, permettono di gestire totalmente le acque reflue prodotte con le operazioni di lavaggio delle macchine ed attrezzature agricole; ma anche di gestire i reflui di miscele fitoiatriche avanzanti, dopo i trattamenti alle colture, o lo sversamento accidentale, delle miscele di fitofarmaci, durante la fase di preparazione. Tutto questo per eliminare il rischio da inquinamento puntiforme.
Vantaggi economici ed ambientali di Hydrobay.
Questo sistema di depurazione è a circuito chiuso, in equilibrio, con depurazione e recupero totale dell’acqua senza che vada nulla in scarico. Nel processo non si creano sottoprodotti e non si creano fanghi da depurazione.
Non vi sono quindi costi di smaltimento di alcun tipo di rifiuto di fine processo. Si recupera tutta l’acqua impiegata nelle fasi di lavaggio e si ricicla all’infinito. L’unica spesa che l’azienda deve sopportare è l’acquisto dei blend microbici, per il ripristino della massa biologica che fisiologicamente si depaupera.
Non vi è da fare calcoli di quantitativi di rifiuti speciali e rifiuti speciali pericolosi presenti in azienda, al fine dell’applicazione della deroga alle normative ambientali; poiché non vi è deposito e produzione di alcun refluo. Inoltre, per la sua installazione, non richiede alcuna autorizzazione.
I sistemi Hydrobay vengono forniti in forma classica, con struttura inforcabile (Heavy 3000/6000/9000), per meglio adattarsi alle esigenze del Cliente (che possono derivare da spazi ridotti o dalla necessità di adottare un numero maggiore di serbatoi per ottimizzare la fase depurativa) oppure assemblati in forma DIFFUSA, costituiti cioè da serbatoi singoli senza struttura contenitiva.
Sono dunque sistemi totalmente espandibili, adattabili e cuciti su misura in base alle esigenze del Cliente di modo da offrire sempre la soluzione migliore in fase di depurazione.
Oltre ai sistemi di depurazione, C.A-L. Italia srl offre ai Clienti consulenze totalmente gratuite, con rilievi direttamente in loco, per la realizzazione di una postazione di lavaggio aziendale, in CLS, o per “revamping” di una postazione di lavaggio, già esistente, in modo da riutilizzarla e adattarla ai sistemi di depurazione Hydrobay.
Oppure la C.A-L. Italia srl progetta e realizza baie componibili e costituite da moduli singoli di dimensioni 1.5 m x 3.0 m o 4.5 m (a seconda dei modelli Easy, EasyLong, BasicLow, BasicStrong).
Il fondo è costituito, a seconda del modello, da grigliato o da lamiera a doppia omega rovesciata con altezza variabile da 10 cm o 20 cm e con portate che vanno dalle 8 ton alla 20 ton/m2. Le baie modulari vengono equipaggiate con paratie laterali componibili costituite da moduli di 0.75 m con altezza di 2.20 m e da rampe per l’accesso dei mezzi.
Circa il 70% delle risorse idriche utilizzate dall’uomo sono destinate alla produzione agricola e/o zootecnica. Questo fatto, unito ai problemi derivanti dalla crescente siccità causata dal riscaldamento globale, enfatizza l’importanza di un approccio sempre più sostenibile ed efficace nell’utilizzo delle risorse idriche all’interno delle filiere agricole. Al fine di raggiungere questo obiettivo è importante che tutte le parti coinvolte nella catena agroalimentare dimostrino il loro impegno nella gestione dei rischi idrici e nell’adozione di pratiche sostenibili.
Il sistema Hydrobay dà un valido contributo poichè aiuta a proteggere le fonti idriche, evitando l’inquinamento puntiforme da prodotti fitosanitari, e mette a disposizione delle aziende agricole una grande risorsa idrica da recupero e riciclaggio; garantendo una gestione sostenibile della risorsa idrica.